CRISTINA TABBIA

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La Cina, un mondo di contraddizioni (agosto 2005)

A chi arriva con occhi privi di pregiudizi la Cina appare come un mondo affascinante, in forte sviluppo e crescita, proiettato verso il futuro (che qui viene identificato con il presente americano o occidentale in genere) e con una storia millenaria alle spalle, con delle tradizioni che parevano essere state spazzate via durante il regime di Mao, ma sono risorte dalle proprie ceneri, come fa la proverbiale fenice, uno degli animali mitologici amato e onorato in Cina in quanto simbolo di lunga vita.
Il nome ufficiale di questo immenso paese è "Repubblica Popolare Cinese", ma per i cinesi è solo Zhongguo, il paese di mezzo. Ed è proprio vero, ma non solo nel senso di "centro del mondo", come veniva concepito un tempo - prova ne sia la Muraglia Cinese, che racchiudeva il mondo civile e lo proteggeva dai barbari stranieri - ma soprattutto come un mondo in mezzo a due realtà molto diverse tra loro: da una parte i cinesi che seguono il mandato di Deng Xiaoping e vogliono guadagnare, lanciati sulla strada del capitalismo, del divertimento, dei palazzi che svettano contro un cielo grigio di smog, di macchine - soprattutto taxi - che affollano le strade, rubando spazio a quelle che per decenni sono state le legittime padrone della strada, le biciclette; dall'altro però la tradizione, i cinesi che portano a spasso gli uccellini nella gabbietta, che la mattina presto si ritrovano nel parco a fare Taijiquan, a danzare tutti insieme in armonia con la natura e con il qi, il soffio vitale che pervade ogni cosa, che la sera si ritrovano nelle piazze e nei parchi a far volare gli aquiloni, che si siedono fuori di casa a giocare a majiang .
Pechino è una metropoli con più di 15 milioni di abitanti, eppure un quarto della popolazione vive ancora nei tipici hutong , gli stretti vicoli (ce n'è uno che nel punto più stretto misura appena 40 cm) su cui si affacciano le tipiche case, a volte baracche, senza servizi igienici (ogni hutong dispone quindi di bagni pubblici ogni 50, 100 metri), molte delle quali sono però dotate di condizionatore.
Le case più tipiche sono i cosiddetti siheyuan , cortili interni su cui si affacciano varie stanze, un tempo appartenenti alla stessa famiglia allargata, ora spesso in mano a varie famiglie ridotte all'osso anche a causa della politica del figlio unico; sono dei piccoli paradisi, con giardino interno, un modo per sfuggire al caos della vita di tutti i giorni, che si svolge lungo le rumorose strade della capitale.
Se alcune zone di hutong sono fortunate perché godono di varie misure di bonifica e ristrutturazione delle costruzioni volte a conservare quello che è il vero spirito pechinese, altre purtroppo sono state spazzate via o stanno per essere abbattute per far posto a palazzi moderni che possano alloggiare un maggior numero di persone.
Ed eccoci alla nota dolente di ogni soggiorno cinese: igiene e pulizia. Posso solo immaginare come sia la situazione in campagna, ci sono stata nel 98 e non credo le cose siano cambiate molto, soprattutto stando ai racconti spesso dell'orrore che mi hanno fatto vari amici al termine delle loro peregrinazioni. Devo dire invece che Pechino è decisamente vivibile. Bagni in cui nel 98 non c'era l'acqua, malgrado fossero stati costruiti partendo dal presupposto di essere bagni moderni, ora non solo hanno l'acqua e le porte (la carta igienica mai, ma è risaputo), ma addirittura a volte i bagni per disabili. E non credo che la cosa sia da ricondurre all'occidentalizzazione di Pechino, bensì agli sforzi di essere all'altezza dell'Occidente in vista delle Olimpiadi 2008: si stanno spendendo talmente tanti soldi per non perdere la faccia davanti agli occidentali che spero fortemente ci sia per la Cina un notevole ritorno non solo di immagine, ma anche economico.
Per il resto la città è pulita, c'è una folta schiera di persone che raccoglie, pulisce, spazza, soprattutto nelle zone turistiche, ma anche per strada, niente cartacce ecc. Che poi il loro concetto di pulizia non equivalga al nostro, è un'altra storia. La domestica della mia amica fa la polvere senza sollevare nulla, ma passando accuratamente lo straccio tutto attorno agli eventuali oggetti appoggiati su tavoli e mensole. Lo stesso dicasi per quando lavano per terra.
Per non parlare dello stato in cui era la cucina dell'appartamento che ho preso in affitto: per renderla presentabile (e non è ancora linda come vorrei) ho fatto fuori una bottiglia e mezza di CIF, la cappa, ora color argento, quando l'ho vista la prima volta era color oro grazie a un omogeneo rivestimento unto e appiccicoso, tutto era incrostato di olio, nella ventola addirittura olio liquido. Ora è pulita, ma ho dei coinquilini che non riesco a sfrattare: ogni giorno mi trasformo in killer di scarafaggi e non so come ovviare al problema, che comunque è tale anche per i cinesi se l'unica cosa che c'era in casa quando l'ho presa in affitto - oltre ai mobili - erano trappole per scarafaggi e due bottiglie di Raid ! Già pulire la casa sarebbe potuto essere un modo per ridurre le presenze indesiderate, ma tant'è... forse non ci hanno pensato.
Poi mi chiedo: come mai nei supermercati si fatica a trovare un deodorante, ma è pieno di prodotti per capelli? Del resto ci sono parrucchieri dappertutto, una quantità quasi imbarazzante.
E le contraddizioni continuano: si dice che la popolazione cinese sia cortese e ospitale... è abbastanza opinabile. Si trovano persone gentilissime, come la signora a cui avevo chiesto un'indicazione su un ristorante e che si è messa a cercare sulla guida che aveva in negozio, mi ha poi spiegato dove andare e poi mi è corsa dietro (ero già a più di 50 m dal negozio) perché mi aveva dato un'indicazione sbagliata. Sono rimasta letteralmente senza parole davanti alla sua cortesia.
Altre persone invece non guardano in faccia a nessuno, cercano di fregarti perché sei straniero ecc. ecc. Tutto il mondo è paese, in fondo. E lo si nota soprattutto nei posti frequentati in particolar modo dagli stranieri, come i mercatini. Premetto che in Cina è praticamente obbligatorio contrattare sul prezzo di tutto, a volte si riesce a ottenere un prezzo finale pari al 30% del prezzo iniziale, a volte anche meno. Ma è proprio qui il bello: il prezzo iniziale può variare, a seconda della persona che i commercianti si trovano davanti: se sei straniero sicuramente il prezzo iniziale è almeno il doppio di quello fatto a un cinese, se parli cinese il prezzo iniziale è di sicuro leggermente più basso.
Lo stesso può capitare con i tassisti che, se ti prendono per uno sprovveduto, fanno gran giri prima di portarti a destinazione. Non so se sia meglio quello oppure i tassisti che solo perché ti sentono parlare in cinese pensano che tu conosca la città abbastanza bene da dar loro indicazioni. Posso capire che non trovino una stradina o un locale, lì ci vuole un po' di collaborazione da parte dell'ospite, ma che accendano il GPS e non riescano a portarti in una delle zone principali per me resta un mistero. E soprattutto non riesco a capacitarmi del fatto che dei tassisti non riescano a leggere le cartine! Eppure è proprio così, quindi, se mai verrete in Cina, armatevi di una buona dose di pazienza e di fortuna, che non fa mai male considerata l'abilità alla guida dei cinesi in generale.
Ah, e non dimenticate un buono stomaco, perché non è particolarmente piacevole essere seduti dietro o accanto a un tassista che ogni due per tre apre il finestrino per sputare come un lama.
Se potete, cercate anche di abituarvi a escursioni termiche degne del deserto del Sahara, perché d'estate all'aperto si muore letteralmente grazie all'afa e a un elevatissimo tasso di umidità, mentre ovunque impera l'aria condizionata a temperature polari, in casa, nei negozi, nei taxi, proprio l'ideale direi, soprattutto se avete appena visitato un qualunque posto all'aperto e siete sudati da strizzare. Io mi sono presa un bel raffreddore, altri vengono colpiti allo stomaco, solo i cinesi sembrano immuni.
Di solito si cerca invano di trovare un po' di frescura nei parchi (quasi tutti a pagamento, il che probabilmente contribuisce a preservarli), spesso dotati di laghetti artificiali più o meno grandi; sembrano delle piccole isole felici e senza tempo in cui quasi si dimentica il caos, lo smog, l'inquinamento sia atmosferico che acustico che la fanno da padrone in qualunque via della città, salvo poi abbandonare questi spazi verdi per ricadere nella modernità fatta di asfalto, cemento, urla e clacson.
Nei prossimi mesi sicuramente incontrerò decine di altre contraddizioni, di stranezze, di situazioni che mi lasceranno stupita o attonita, ma non credo che niente di tutto ciò possa minimamente scalfire il fascino che questo immenso paese esercita su di me grazie anche, ma non solo, a una cultura unica per antichità e splendore.



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