(lettera
pubblicata su Italians
in data 25 dicembre 2008)
Pechino,
Natale 2008.
Sentiamo la mancanza di unatmosfera natalizia che non
si limiti ai jingle bell urlati dagli altoparlanti dei grandi
centri commerciali, alle luci quasi psichedeliche delle piazze,
agli alberi di Natale e Babbi Natale che sembrano dei pesci
fuor dacqua in questo inverno cinese. E decidiamo di
regalarci una sera a teatro, A Christmas Carol, la famosa
opera natalizia di Charles Dickens in cui il vecchio tirchio
Scrooge cambia vita dopo lincontro con tre fantasmi:
dei Natali passati, presenti e futuri, che gli insegneranno
che donare non è una perdita, bensì una gioia.
Bello vedere un cast di attori internazionale (americani,
inglesi, indiani, cinesi, perfino unitaliana), di tutte
le età, recitare e cantare insieme.
Forse è questo il vero messaggio dellopera che
ci stiamo godendo, canticchiando tra noi le varie canzoni
di Natale. I wish you a Merry Christmas, Silent Night: aspetta
un attimo, il testo originale è diverso, dice «round
yon Virgin, Mother and Child», la parola «vergine»
è stata sostituita da «donna». Nellintervallo
mandiamo un sms al regista per chiedere spiegazioni. Risposta:
abbiamo dovuto eliminare quasi tutti i riferimenti religiosi
su richiesta del governo, è stato doloroso, ma non
avevamo scelta. Senza parole. Ovunque qui si punta sul Natale
e sui suoi simboli per decorare e vendere, conosco tanti cinesi
cristiani che andranno alla Messa di Natale e qui si impone
di eliminare i riferimenti religiosi da uno dei racconti natalizi
più famosi? E comè possibile eliminare
la religione da un racconto di Natale, visto che il Natale
è una festa intrinsicamente religiosa?
Alla fine del secondo tempo però sorridiamo: lultima
frase pronunciata nellopera è «God bless
you all», Dio vi benedica tutti. Non è forse
un riferimento religioso? Come ci dirà poi il regista:
non me la sono sentita di eliminarla, e ho pensato che valesse
il rischio. Bravo Brandon, siamo fieri di te.
Auguri a tutti.
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