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Un
brianzolo a Pechino (agosto 2005)
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Il
14 agosto, poco dopo mezzogiorno, è cominciata l'avventura
di Mauro su suolo cinese. Ma il primo stupore per la realtà
cinese risale a qualche giorno prima, quando la sottoscritta
ha cercato e scelto per lui un albergo che fosse abbastanza
vicino al posto dove venivo ospitata per evitare inutili corse
in taxi. Ebbene, entro in hotel, parlo con le signorine della
reception che subito chiamano il Sales Manager che mi porta
a vedere una stanza: piccola, ma carina e confortevole. Chiedo
il prezzo: 58 euro. Non pochissimo, ma Mauro si dice d'accordo.
Scrivo una mail per confermare il suo soggiorno per 8 giorni
e già che ci sono, giusto per scrupolo, chiedo il loro
prezzo migliore: mi richiamano confermando 40 euro a notte.
In quel momento mi sono resa conto che in Cina si contratta
davvero su tutto...
Dunque, 14 agosto: Mauro arriva, stoico supera il jetlag senza
battere ciglio, ci concediamo un giro in zona Liulichang (strada
degli antiquari, in origine, ora luogo in cui si può
comprare tutto ciò che è cinese). Dopo una serie
di negozi la strada commerciale finisce e ci ritroviamo nei
famosi hutong , i tipici vicoli: tra vicoli veri, in cui si
respira l'atmosfera cinese autentica, e vicoli in cui si è
quasi aggrediti dai commercianti che non fanno che dire "te
lo vendo a meno", al che sorge spontaneo chiedersi: a meno
di cosa se non mi hai ancora detto il prezzo? Evidentemente
anche il comparativo è un concetto culturale...
È presto, ma in zona c'è un ristorante vegetariano
famoso perché presenta i vari piatti come se si trattasse
di carne, pesce ecc., ma in realtà sono composti solo
di verdura e tofu (quello che in italiano chiamiamo formaggio
di soia, ma che in realtà ha talmente tante varietà
diverse da non poter essere descritto in poche righe, ma fidatevi:
in Italia sa di cartone, sul posto è squisito!). E qui
si scopre che... Mauro non sa usare le bacchette. Il suo orgoglio
gli impone di non chiedermi mai di prestargli una forchetta
(cosa che probabilmente non avrei fatto comunque) e alla fine
della settimana impara, più o meno, anche se si rifiuta
di preparare gli involtini. Meglio evitare l'anatra laccata
allora, anche se è una famosissima specialità
pechinese.
Dopo la cena vegetariana decidiamo di camminare fino alla vicina
Piazza Tiananmen, dove assistiamo alla fine della cerimonia
dell'ammaina-bandiera, che attira un sacco di persone. E poi
pian piano, mentre la sera si fa sempre più scura, si
accendono le prime luci ad illuminare il Mausoleo di Mao, la
Casa del Popolo e soprattutto la Porta e il ritratto di Mao,
che dovremo attraversare il giorno seguente per entrare nella
Città Proibita.
Piazza Tiananmen, carica di simbolismo, è forse l'unico
luogo di Pechino controllato letteralmente a vista dalle forze
dell'ordine: anche laddove le macchine possono transitare, non
possono sostare (quindi ci si deve allontanare per trovare un
taxi), la piazza in quanto tale è aperta solo ai pedoni,
le biciclette possono essere portate solo a mano e alle 22 di
sera la piazza si spegne e viene chiusa. Forse proprio per questo
ci si gode ancora di più la pace, disturbata solo da
venditori di bibite fredde e di aquiloni, e lo spettacolo dei
molti cinesi che fanno librare nel cielo vari aquiloni, a volte
talmente lontani da non capire chi li sta guidando.
Il giorno successivo ci dedichiamo alla Città Proibita:
che strano, le mura esterne fanno una ben magra figura in confronto
allo sfarzoso interno dove ci sono decine e decine di cinesi
che ristrutturano, verniciano, puliscono, il tutto - credo -
in previsione delle Olimpiadi. A differenza dei monumenti cui
siamo abituati in Europa, qui non è tanto l'età
delle costruzioni ad essere importante, quanto il significato,
tanto che di palazzi originari non ce ne sono, visto che la
Città Imperiale è stata rasa al suolo più
volte da incendi. Peccato solo che la giornata sia afosa oltre
ogni aspettativa, non ne possiamo più. Ma, stoici, usciamo
dalla Città Proibita per arrampicarci su per i 282 scalini
del Parco Jingshan, una collina costruita con la terra del fossato
che corre intorno alla Città Proibita. Dalla cima si
dovrebbe godere di una stupenda vista sui vari palazzi, ma il
cielo grigio e la cappa di smog permettono di vedere ben poco.
Mauro ci tornerà in un giorno sereno per soddisfare il
suo istinto fotografico, sia con il sole che con la luna.
Usciti da qui prendiamo un taxi in cui sembra di essere al Polo
Nord, infatti... io passo i tre giorni successivi a letto con
una bella influenza. In questi giorni Mauro si dedica alla Grande
Muraglia, che visita purtroppo sotto la pioggia, al Palazzo
d'Estate, in cui passa cinque ore a fotografare di tutto, felice
di potersi finalmente godere un bel cielo azzurro, al parco
di Beihai, al Tempio dei Lama e di Confucio, alla Torre dei
Tamburi e alla Torre Campanaria.
Quando finalmente mi sento meglio lo porto in una strada commerciale
vicino alla quale la sera c'è un famoso mercato notturno:
una sfilza di bancarelle di cibo, spuntini, più o meno
riconoscibili e più o meno commestibili. Proviamo una
specie di kebab estremamente piccante e ne siamo decisamente
soddisfatti.
Per Mauro si avvicina la fine della settimana di vacanze, sabato
20 agosto ci alziamo abbastanza di buon'ora per andare al Parco
del Cielo, Tiantan: un parco italiano a quell'ora sarebbe quasi
deserto, invece qui sembra il momento in cui è più
popolato: Taijiquan, danze con i ventagli, con le spade, vecchiette
che fanno stretching mettendoci sinceramente in imbarazzo a
vedere la loro agilità, chi fa volare gli immancabili
aquiloni, chi gioca a volano, a carte, chi come me occupa una
panchina e legge nell'attesa che Mauro visiti il parco e faccia
foto. La giornata continua nella cosiddetta Silicon Valley di
Pechino per qualche acquisto tecnologico e termina con i miei
piatti preferiti in un ristorantino abbastanza famoso.
E domenica, l'ultimo giorno prima del ritorno in Italia, decidiamo
di goderci una gita fuori porta alle Xiangshan, le Colline Profumate,
dove saliamo con una seggiovia nuova, per i loro standard, a
me sembra come quelle che si trovavano in montagna da noi più
di 20 anni fa! E poi la scarpinata tra gli scalini scivolosi,
le soste vicino a templi o altre costruzioni tipiche, la cartina
che non corrisponde alle reali strade che stiamo percorrendo,
il verde, i laghetti, i cinesi che camminano all'indietro, la
pagoda che non riusciamo a trovare, l'arcobaleno nella fontana...
Un'ottima conclusione cinese per un soggiorno breve ma intenso.
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